Inverno nel torrente

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Ritratto di massimo
massimo

"Acqua e Ghiaccio": contrasto tra le due forme d’acqua: il ghiaccio statico e il saltello d’acqua in movimento. Il Sasso e il grafismo sulla roccia spiccano in un immagine altrimenti quasi monocromatica. Ho utilizzato un diaframma molto chiuso (f 16), per ottenere un estesa profondità di campo, e un tempo di posa lungo, in modo da rendere l’effetto mosso dell’acqua del torrente.
(Nikon F 90 x, Micro Nikkor 105 af d 2,8. Velvia 50. Treppiede)

L’inverno, il freddo, la neve e il ghiaccio. E’ il tempo dello scialpinismo, delle ciaspole, oppure il momento migliore per dilettarsi con prodotti eno-gastronomici vari, magari al tepore di un camino. Per il fotografo di montagna, però, gli spunti non mancano. L’argomento “acqua”, in particolare, diviene, in questo periodo, interessantissimo. Semplice da trovare, almeno sulle nostre Alpi, si presta a molte interpretazioni a seconda del suo stato, della sua forma e del suo colore, tutte caratteristiche che in Inverno divengono particolarmente mutevoli. Durante i mesi invernali nei corsi d’acqua di montagna spuntano, ovunque, interessanti e fotogeniche forme di ghiaccio, attorniate da cascatelle e giochi d’acqua: in pochi centimetri si concentrano una miriade di soggetti spesso irripetibili in quanto “nascono” di notte e, spesso, si sciolgono in breve, con l’innalzarsi della temperatura. E’ quindi necessario alzarsi di buon’ora e coprirsi, coprirsi molto (garantisco fa un freddo cane!). Si scatta, infatti, quasi sempre ad almeno qualche grado sotto lo zero, anche perché le forre dei torrenti sono quasi sempre in ombra o prendono sole, nella stagione fredda, solo nelle ore centrali della giornata. Sono, quindi, indispensabili guanti, giacca e scarponi con suola adeguata poiché, di frequente, ci si apposta su massi gelati o ricoperti di invisibile e infido verglass. Consiglierei anche bastoncini telescopici e un paio di ramponi (anche quelli leggeri da escursionismo), altrimenti gli scivoloni sono garantiti, soprattutto se si deve saltare il torrente da un sasso all’altro. Anni fa, in un tratto isolato del torrente Màrmore (Valtournenche – Val d’Aosta), sono scivolato sbattendo un ginocchio contro un macigno. Dopo essermi assicurato di non aver rotto o bagnato la reflex, ho cominciato a urlare tutto il mio dolore, pensando di dover uscire dal letto del fiume strisciando; una cosa alla Joe Simpson (La Morte Sospesa), insomma. Per fortuna non era nulla e dopo alcuni minuti mi sono ripreso !. E’ importante proteggere le lenti degli obiettivi, avvitando filtri Skylight od UV, per evitare di bagnare le lenti. E’ sempre utile portare batterie di scorta da tenere al caldo, poiché queste tendono ad esaurirsi temporaneamente a causa del freddo. Una volta in loco, per ottenere immagini che vadano al di là di quelle d’insieme, è necessario concentrarsi sui piccoli particolari come anfratti, cascatelle minori o forme e disegni delle rocce. Spesso i soggetti che ci accingiamo a fotografare sono molto piccoli, quindi, se vogliamo avere una sufficiente profondità di campo, sarà necessario diaframmare molto (f 11-16-22). I diaframmi chiusi consentiranno, inoltre, di avere un tempo di posa sufficientemente lungo per ottenere il mosso dell’acqua, ovvero l’effetto seta che contribuisce a creare immagini particolari e inconsuete. Visti i tempi di esposizione conseguentemente lunghi, a volte anche di alcuni secondi, sarà indispensabile utilizzare il cavalletto. L’effetto mosso dipende dalle dimensioni della cascatella, dalla quantità d’acqua e dalla lunghezza della posa fotografica. In linea di massima per piccoli salti d’acqua sarà necessario un tempo più lungo che per grandi cascate. Il treppiede, consente, inoltre, di controllare con più calma messa a fuoco e inquadratura. Il tipo di immagini, qui spiegato, richiede, infatti, accurata composizione. Uno scatto flessibile, o telecomando per le moderne reflex e per le digitali, ci aiuterà a ridurre le vibrazioni (in alternativa è possibile utilizzare l’autoscatto, anche se è necessario tener conto del maggior consumo delle batterie che provocherebbe). Interessanti sono poi le situazioni di luce particolari, come il controluce e la luce radente. Nel calcolo dell’esposizione è necessario ricordare che acqua e soprattutto ghiaccio sono superfici molto riflettenti, specie se in piena luce. Può capitare, quindi, che i dati dell’esposimetro causino una sottoesposizione. Quindi scattando con pellicola diapositiva sarà necessario fare degli scatti a forcella in sovraesposizione (a passi di 1/3 o di 1/2 di stop). D’altro canto, all’ombra si rischia di accentuare l’effetto “tutto azzurro” causato dai raggi UV (può anche essere un effetto interessante per trasmettere la sensazione di freddo). E’ possibile ovviare a tale inconveniente utilizzando filtri Sky od UV o, ancor meglio, i vari 81 A, B o C che donano al soggetto una dominante calda, eliminando l’effetto precedente. Utilizzando digitale, invece, buona parte di questi problemi si risolve in post produzione, soprattutto la correzione delle dominanti che rende superfluo l’utilizzo di quasi tutti i filtri, polarizzatore a parte. Il polarizzatore, infatti, è un filtro neutro (non crea o corregge dominanti di colore) e assolve alla duplice funzione di ridurre i riflessi ed aumentare i tempi di posa di uno o due stop, a seconda di come lo si orienta, e di ottenere, quindi, l’effetto mosso dell’acqua. Molto utili sono anche i filtri N. D. (Neutral Density). I Neutral Density servono per allungare i tempi di posa, senza causare dominanti cromatiche. Ne esistono di due diverse gradazioni: N.D. 2 ,4 , 8 (allungano i tempi di posa di vari stop a seconda del tipo e delle varie combinazioni con cui si sommano). Questi filtri risultano essere importantissimi con le digitali, in quanto molte hanno come minima sensibilità 200 ISO, un valore che rende difficile ottenere tempi di posa lunghi e, quindi, il tanto apprezzato effetto mosso. In pellicola sarà opportuna la scelta di emulsioni di bassa sensibilità, come le 50 ISO, non solo per aumentare le possibilità di ottenere l’effetto mosso, ma anche per ottenere maggior definizione e grana fine. Col digitale è opportuno impostare la sensibilità minore consentita dalla macchina fotografica in uso.
Per questo tipo di immagini, nelle quali è difficile prevedere l’effetto visivo e il grado di mosso dell’acqua ottenuto, poter controllare sullo schermo della digitale il risultato conferisce un vantaggio enorme, rispetto alle reflex a pellicola, con le quali è necessario scattare molte immagini, con tempi di posa diversi, e scegliere poi quella che più sembra rappresentare l’effetto cercato in ripresa. E’ vero che l’esperienza aiuta, ma il controllo visivo su monitor è veramente un grandissimo vantaggio !. Lo svantaggio del digitale, in questo tipo di immagini, a mio avviso l’unico difetto, è la minor differenza di tonalità tra colori simili che i sensori riescono ad ottenere, rispetto alla pellicola. Una cascatella che passa sopra un sasso assume diverse sfumature a seconda dei colori della pietra; in genere la pellicola riesce meglio a individuare le differenze cromatiche tra tonalità simili dello stesso colore (per esempio tra un grigio chiaro e un grigio un po’ più chiare, ecc.). Gli obbiettivi migliori sono i tele zoom (70-210 / 70-300) con buone possibilità macro; sono abbastanza leggeri e consentono di scegliere l’inquadratura senza spostarsi (spesso muoversi nel greto di un torrente è praticamente impossibile). Anche se la luminosità non è importante perché si scatterà, in genere, con diaframmi chiusi, può essere utile perché consente una visione più chiara e nitida del soggetto attraverso le lenti, aiutandoci nella messa a fuoco. Ottimi anche i tele macro 105 e 200mm. Anche un 300 mm, con ridotta distanza minima di messa a fuoco, può essere utile per isolare qualche particolare. Utili accessori possono pure essere lenti addizionali e tubi di prolunga che consentono di ridurre la distanza di messa a fuoco, ottenendo, quindi, un buon ingrandimento.
In definitiva che si scatti in macro, o poco più lontano, in ombra, luce o controluce, basta allungare o diminuire il tempo di posa per ottenere risultati diversi, particolari e inconsueti, basta provare! Ovviamente si può fotografare l’acqua non solo d’Inverno, ma anche in altre stagioni. In Primavera, grazie all’abbondanza d’acqua provocata dal disgelo, ci sono molte opportunità per buoni scatti, sfruttando l’impeto delle cascate, magari anche delle più grandi; In autunno può essere interessante includere foglie colorate nella composizione e, in caso di clima freddo, iniziano a formarsi anche piccole e interessanti parti di ghiaccio. In definitiva l’acqua è uno dei soggetti più belli e mutevoli per un fotografo di natura e, sicuramente, vi regalerà momenti di gioia e divertimento, soprattutto dopo aver fatto un po’ di pratica. Saluti e buon lavoro.

“Gocce”: un soggetto che ho “scovato” raramente. Vista la limitata dimensione delle gocce ho sistemato il treppiede nella sua posizione più bassa e ho scattato col macro da molto vicino. Per ottenere tutte le gocce a fuoco ho utilizzato il diaframma f 22.
(Nikon FE 2, Micro Nikkor 60 af 2,8. Velvia 50. Treppiede)

“Altre Gocce”: anche i questo caso è stato necessario diaframmare molto. Il soggetto si trovava in ombra. Per avere una corretta esposizione ho deciso, quindi, di effettuare una serie di scatti a forcella in leggera sovraesposizione. L’effetto azzurro, dovuto alla dominante fredda originata dalla posizione del soggetto in piena ombra, conferisce all’immagine una sensazione di freddo. Volendo sarebbe possibile correggere, senza problemi, la dominante con un qualsiasi programma di fotoritocco, ma preferisco “rispettare” l’effetto ottenuto con la diapositiva.
(Nikon FE 2, Micro Nikkor 60 af 2,8. Velvia. Treppiede)

“Cascatella”: è questo un esempio di come l’acqua possa cambiare radicalmente aspetto a seconda del tempo di posa utilizzato. Essendo una cascatella alta poche decine di centimetri, per ottenere un notevole effetto mosso, ho utilizzato un filtro ND allungando così il tempo di posa. E’ spesso opportuno scattare diverse immagini modificando i tempi di posa, in modo da potere poi scegliere l’effetto desiderato. Utilizzando il digitale, grazie al monitor, è molto più semplice controllare immediatamente il risultato.
(Nikon F 90 x, Nikkor 70-210 af d 4/5,6. Sensia. Treppiede; filtro ND 4)

“Sasso al Tramonto”: a differenza delle foto precedenti, il punto forte di questa immagine è il colore dell’acqua che circonda il sasso. La dominante rossa è dovuta al riflesso della vegetazione ed alla luce radente di una sera d’Autunno.
(Nikon F 5, Nikkor 80-200 af d 2,8. Elite 100. Treppiede, polarizzatore)

“Onda”: un soggetto piccolo e lontano dal punto di ripresa. Ho utilizzato, infatti, il 300 mm, fissato ad un robusto treppiede. Per ottenere un “effetto seta” così pronunciato era necessario avere un tempo di esposizione attorno al secondo. Ho, quindi, utilizzato il polarizzatore, sia per intensificare il colore, sia per allungare il tempo di posa. L’efficacia di questa foto è dovuta anche al disegno sulla roccia ed al colore che l’acqua ha assunto in quel momento, grazie anche alla luce primaverile.
(Nikon F 5, Nikkor 300 af 4. Elite 100. Treppiede. Polarizzatore)

“Onda e Luce”: l’aspetto di questo piccolo saltello d’acqua era ben diverso da quello che vedete ora. L’utilizzo di un tempo lungo, attorno al secondo, e la forte luce primaverile “accendono” l’immagine e creano l’effetto particolare delle “linee di luce”, ben visibile in basso a destra.
(Nikon F 801, Nikkor 80-200 af d 2,8. Velvia 50. Treppiede. Filtro ND)

“Acqua e Foglia”: immagine riuscita grazie al contrasto tra la foglia ferma e l’acqua in movimento. Mi ero recato in Valsesia per fotografare alcune forme di ghiaccio, ma il clima troppo caldo ha “eliminato” precocemente i miei soggetti.
(Nikon F 5, micro Nikkor 105 af d 2,8. Velvia 50. Treppiede. Polarizzatore)

“Stalattiti e Acqua”: un soggetto effimero destinato a sciogliersi e a riformarsi di giorno in giorno, a seconda della temperatura. Essendo i candelotti molti piccolo e sul lato opposto del torrente hanno richiesto l’utilizzo di un teleobiettivo.
(Nikon F 90 X, Nikkor 80-200 af d, 2,8. Velvia. Treppiede)

“Sasso e Acqua”: immagine semplicissima, un particolare di una cascatella e un piccolo sasso. Ancora una volta un soggetto in movimento ed uno fermo. E’ questa una foto scattabile in tutte le stagioni.
(Nikon FE 2, micro Nikkor 105 af d 2,8. Velvia. Treppiede. Polarizzatore)

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