La macchina fotografica

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Parlare oggi di macchine fotografiche non è semplicissimo. Con l’avvento del digitale e la “nascita” di una nuova compatta ogni 30 secondi è anche complicato redigere un rapporto qualitativo tra i vari strumenti che offre il mercato o fare un raffronto tra fotocamere digitali e a pellicola (o analogiche, come sono impropriamente dette oggi).

Lo scopo di questa rubrica, però, non è quello di fornire delle mere nozioni tecniche, costruttive o merceologiche (nel caso basta comprare un libro di tecnica fotografica), ma quello di consentire a chi si reca in montagna di tornare a casa con immagini piacevoli, attraenti, qualche cosa in più delle “foto delle vacanze”. Per nozioni tecniche, calcoli matematici sui pixel e cose del genere, basta studiare i vari libretti d’istruzione delle fotocamere (Auguri! ormai sono tomi enciclopedici di numerose pagine e diversi volumi! Consiglio vivamente, invece di ammattire sui libri, di fare un bel giretto “in alto”, in montagna insomma). Andiamo con ordine. Ci sono svariati tipi di macchine fotografiche che si distinguono, innanzitutto, per il formato della pellicola utilizzabile. Sono dette di “piccolo formato” le macchine fotografiche che utilizzano la classica pellicola da 35 mm, la cui superficie misura 24 x 36 mm. Il formato di pellicola superiore è detto “medio formato” e, in centimetri, misura: 4,5 x 6; 6 x 6; 6 x 7; oppure anche 6 x 9 cm. Ingombranti e molto costose le macchine fotografiche medio formato forniscono risultati eccellenti proprio per le dimensioni del negativo che garantiscono maggior ricchezza tonale, grana più fine e possibilità di ottenere ingrandimenti eccezionali. Basti pensare che una stampa 20 x 30 cm da un negativo di piccolo formato richiede un ingrandimento di circa 8,3 volte, mentre lo stesso risultato da un negativo medio formato si ottiene con un ingrandimento molto minore (se ingrandissimo un 4,5 x 6 di 8,3 volte avremmo, infatti, una stampa di 37,35 x 49,8 cm). Il tutto è valido anche per le digitali, nel senso che maggiori sono le dimensioni del sensore e il numero dei mega pixel, maggiore sarà l’ingrandimento possibile alla risoluzione canonica di 300 dpi (quella considerata qualitativamente idonea per la visione dell’occhio umano su stampa cartacea o tipografica). Classificare le digitali in base alla dimensione del sensore è, però, piuttosto complicato, nel senso che esistono sensori di moltissime dimensioni. Un primo criterio è quello dei mega pixel, anche se avere una compatta da 10 mega pixel, ma con un sensore di dimensioni minime, non garantisce automaticamente una qualità elevata; meglio una fotocamera con un sensore di buone dimensioni e qualche mega pixel in meno !. Alcune medio formato a pellicole dispongono, inoltre, di particolari caricatori per pellicole, detti magazzini, nei quali viene alloggiata la pellicola con la possibilità di sostituirli prima di aver finito gli scatti e di reinserirli successivamente. Si può, quindi, alternare immagini a colori e in bianco e nero, oppure caricare diversi magazzini con pellicole di diverse sensibilità, evitando di sobbarcarsi il peso di più corpi macchina. Col digitale questi vantaggi sono praticamente scontati, grazie all’utilizzo delle schede di memoria! Infine meritano un cenno le macchine di grande formato (banco ottico) che costituiscono, infine, un mondo a sé. Pesanti, lente e ingombranti, non hanno, però, rivali dal punto di vista qualitativo e offrono notevoli vantaggi grazie alla mobilità dei loro componenti che consentono di raddrizzare le linee cadenti e di ottenere immagini con soggetti perfettamente a fuoco, dal primissimo piano sino all’infinito. Utilizzano pellicole piane in lastre singole, di 4 x 5 pollici in genere (ci sono anche il 5 x 7 e 8 x10 pollici). Pensate che ingrandendo la lastra più piccola per 8,3 si otterrebbe una stampa di qualità eccezionale di circa 83 x 100cm. Le macchine fotografiche, sia analogiche sia digitali, si distinguono anche per la visione del soggetto nel mirino. Esistono fotocamere reflex e a telemetro. Le prime consentono di vedere l’effettiva scena inquadrata, grazie alla presenza di uno specchio posto tra obiettivo e mirino. Sono le più versatili e permettono di utilizzare tutti i tipi di obiettivo, dai super grandangolari a super tele. Lo svantaggio sta nel fatto che lo specchio, alzandosi dalla propria sede al momento dello scatto, oscura il mirino e provoca alcune vibrazioni che, con tempi lunghi possono creare problemi di mosso, o micromosso, all’immagine. Le macchine a telemetro non consentono la visione reflex: hanno, infatti, il mirino leggermente decentrato rispetto all’obiettivo. Ciò genera il così detto errore di parallasse: l’immagine inquadrata non è esattamente ciò che andrà a impressionare la pellicola. Non ci sono, però, assolutamente vibrazioni, visto che lo specchio non c’è. E’ possibile, quindi, scattare con tempi di posa più lunghi rispetto alle reflex. La visione del telemetro è, inoltre, sempre chiara e limpida, anche con poca luce. La mancanza dello specchio consente di ridurre notevolmente i pesi rendendo queste macchine eccellenti in casi particolari, come ascensioni o foto in parete quando limitare l’ingombro diventa esigenza determinante. D’altro canto la massima focale tele accoppiabile al telemetro è, generalmente, di soli 135 mm (nel formato 35 mm) e le riprese macro sono molto complicate per l’errore di parallasse, ulteriormente accentuato nelle riprese a distanza ravvicinata.

Scegliere la macchina fotografica

Il mercato propone macchine fotografiche di tutti i tipi e prezzi. Senza fare inutili discorsi, tipo calcio e politica da bar, riguardo a marche e modelli, si tenga ben presente che la macchina fotografica è uno strumento che serve per comunicare, è un mezzo per ottenere delle foto. Lo stesso discorso vale per la pellicola e il digitale, metodologie diverse per un fine unico. In linea di massima chi fotografa in montagna, con un certo impegno, dovrebbe orientarsi su una reflex, digitale o di piccolo formato, se analogica. Si consideri, inoltre, non solo il prezzo del corpo macchina, ma anche quello di eventuali futuri acquisti di cui si sentirà l’esigenza in futuro. In genere è sempre il costo degli obiettivi a fare la differenza. In definitiva, reflex o a telemetro, compatta o ad obiettivi intercambiabili, assicuratevi che la vostra fotocamera abbia la possibilità di disinserire gli automatismi, in modo da avere il pieno controllo di tempi, diaframmi e sensibilità, e di scegliere il tipo di misurazione della luce (spot, matrice, media). In caso di compatte considerate solo l’escursione dello zoom ottico e non quella dello “zoom digitale”, sempre di pessima qualità. Come reflex digitali possono andare bene i modelli dai 6 mega pixel e oltre, essendo sufficienti per la maggior parte degli impieghi. Personalmente non rinuncerei al controllo della profondità di campo, utile soprattutto per macro e close up.

Mini Glossario

Autofocus:
è vero che le montagne non corrono, però l’autofocus può aiutare soprattutto chi ha problemi di vista ed è praticamente indispensabile nella fotografia di animali.

Esposimetro:

Strumento in grado di misurare la quantità di luce presente in una determinata scena. Gli esposimetri interni alle macchine fotografiche misurano la luce riflessa dai soggetti, suggerendo il tempo di posa e il diaframma.

Meccanica:
Nell’era del digitale una buona reflex meccanica (esistono solo analogiche) è in grado di funzionare anche senza pile e con climi rigidissimi. Attenzione ! meccanica non significa “non autofocus”, come spesso si sente dire. Si intende, invece, una reflex i cui meccanismi non hanno componenti elettronici, esposimetro a parte.

Medio formato a Telemetro:
Unisce i vantaggi della pellicola di medio formato, senza un peso eccessivo.

Otturatore:
Strumento che, alla pressione del pulsante di scatto, “apre” le tendine, o le lamelle metalliche, consentendo alla luce di impressionare la pellicola o il sensore. Alcune medio formato hanno, invece, l’otturatore all’interno dell’obiettivo (otturatore centrale), che è in grado di utilizzare il flash con qualsiasi tempo di posa, senza necessità della sincronizzazione.

Tasto di controllo della profondità di campo:
Guardando nel mirino di una reflex si vede il soggetto sempre a tutta apertura di diaframma. Il controllo della profondità di campo chiude il diaframma al valore effettivo di scatto, consentendo di vedere, con una certa approssimazione, le parti a fuoco del soggetto.

Tropicalizzazione:

Un particolare trattamento di alcune macchine fotografiche di alta gamma che hanno delle guarnizioni, in ogni spazio fessura, che proteggono da umidità , sabbia e polvere. In montagna non è male!

Panoramiche

Meritano una breve citazione le macchine panoramiche (alle quali dedicheremo una parte in seguito). Anche se oggi si creano immagini panoramiche unendo più immagini singole con l’aiuto di appositi programmi informatici, esistono macchine fotografiche panoramiche a pellicola che consentono di ottenere negativi particolarmente lunghi (da 24 per 58 mm a 6 per 17 cm)

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